Sembra esser calato il silenzio sul caso riguardante il calcio e le scommesse che ha coinvolto i giocatori Fagioli, Zaniolo e Tonali. Dopo le squalifiche di dieci mesi del centrocampista del Newcastle e di sette mesi per il calciatore della Juventus, il caso sembra essersi dissolto nel nulla. E’ proprio questo l’argomento affrontato in un’intervista ad Agimeg da Giorgio Pastorino, che ha seguito il settore del gioco per molti anni, dal 2014 al 2022 ha ricoperto la carica di Presidente Nazionale del Sindacato Totoricevitori Sportivi (STS-FIT) ed oggi è direttore generale della società Yellow Grain Italia, che fornisce servizi dedicati a imprese del settore privato e pubblico. Il lavoro dell’azienda è orientato ad attività di Advocacy, Public affairs e supporto allo Stakeholder engagement del cliente, attraverso il monitoraggio dei provvedimenti legislativi e un costante dialogo con i decisori pubblici in ambito locale, nazionale e internazionale.
“Sulla questione scommesse è calato il silenzio totale. Il tutto si è risolto con due giocatori che hanno subito una squalifica. C’era, invece, il grande problema del gioco illegale da affrontare. Credo che sia stata persa un’occasione importante per trattare questo rilevante tema. Nel momento in cui è uscita la notizia che alcuni giocatori della Serie A scommettevano, sono rimasto stupito delle dichiarazioni del presidente della FIGC Gravina e del Ministro Abodi che hanno immediatamente puntato l’attenzione sulla questione ludopatia. Così facendo hanno spostato il problema ed inoltre, dopo le loro dichiarazioni, la dipendenza da gioco è tornata all’attenzione dei media”, ha sottolineato.
“Certo può anche succedere che un giocatore possa soffrire di dipendenza da gioco, ma la ludopatia non può diventare la linea di difesa di tutti i professionisti dello sport che eventualmente vengano scoperti a scommettere. Un singolo evento può capitare, ma non possono dichiararsi tutti ludopatici per avere uno sconto di pena, così la situazione diventa poco credibile. La questione che ci siano sportivi che scommettono mi interessa relativamente, certo purché non puntino su sé stessi o sugli eventi a cui partecipano perchè allora potrebbe esserci il dubbio della manipolazione del risultato. Dispiace, invece, che sia passata in secondo piano la notizia che le giocate venivano piazzate su siti illegali e che questi giocatori si appoggiavano a personaggi poco raccomandabili che raccoglievano giocate anche sulla parola. Forse era l’occasione giusta per il Legislatore per porre l’attenzione proprio su questo problema. Se un concessionario legale avesse ricevuto giocate di importi ingenti su eventi sportivi, anche ripetute, si sarebbero accesi una serie di allarmi e sarebbero partite segnalazioni alle autorità competenti e le relative indagini volte a capire cosa si celava dietro le puntate. Questo su un sito illegale ovviamente non può avvenire”, ha aggiunto.
“Quello che manca è spiegare al giocatore la gravità di questo tipo di comportamento. Tutta la filiera del gioco deve sottostare a una serie di regole molto stringenti che hanno diversi scopi. In primis la tutela del giocatore, perchè soprattutto sulle scommesse il concessionario esegue una valutazione del tipo di giocate e cerca di capire se ci sono fenomeni di match-fixing. Inoltre, le regole sono notevolmente stringenti quando si parla di anti-riciclaggio e anti-terrorismo. L’intera rete di vendita, in merito, deve seguire annualmente dei corsi di aggiornamento. Siamo in un periodo storico complicato, con guerre alle porte d’Europa e con fenomeni terroristici che si sono già verificati nel nostro Continente. Il giocatore che si rivolge ad un sito illegale potrebbe inconsapevolmente fornire denaro ad attività criminali che si nascondono dietro a quelle piattaforme e che vanno ad alimentare ulteriori comportamenti illeciti, quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, vendita di armi o la tratta di esseri umani. In linea teorica chi gioca illegalmente potrebbe in questo momento andare ad alimentare anche organizzazioni terroristiche. In Italia le stime più ottimistiche dicono che esistono 18/20 miliardi di gioco che spariscono nel nulla. E’ una questione questa che non riguarda esclusivamente le entrate erariali, ma è il dove finisce il denaro del gioco illegale il punto focale”, ha detto.
“Con quello che è accaduto, la Politica avrebbe dovuto alzare l’attenzione e provare a fare un salto di qualità facendo tre cose. La prima: realizzare un po’ di pubblicità progresso, che evidentemente non deve sponsorizzare il gioco. Il Decreto Dignità è stato eccessivo nella norma che prevede che non si possa nemmeno pubblicizzare il fatto che i giocatori debbano rivolgersi a siti legali. Forse si potrebbe iniziare a realizzare qualche avviso che avverta il giocatore che se si rivolge a siti fuori legge può finanziare attività che vanno a danno di tutta la collettività. Inoltre, il reato di truffa in gioco d’azzardo viene contestato solamente a chi banca la scommessa o a chi riceve il gioco illegale e non al giocatore. Questa è una cosa che andrebbe rivista. Data la gravità del fatto, il giocatore che si rivolge a siti illegali potrebbe essere denunciato al pari di chi fa da banco. E’ difficile combattere il gioco illegale se il giocatore non viene punito. E’ infatti parte di quel comportamento illegale. Ci vorrebbe, infine, uno sforzo tra settore bancario e finanziario e forze di polizia per controllare i movimenti di denaro che vanno verso l’estero o viceversa. Ci siamo persi invece a parlare di ludopatia”, ha concluso. lp/AGIMEG