Gli ultimi tre sono sicuramente stati anni difficili per una manifestazione come Lucca Comics and Games, che è dovuta scendere a patti con una chiusura forzata per colpa della pandemia legata al Covid-19, un’edizione decentrata e frammentata e un timido tentativo di ripresa. Non stupisce, quindi, che l’appuntamento 2022 sia stato ricco come non mai di eventi e collaborazioni, come dimostra anche il parterre di ospiti, nazionali ed internazionali, che hanno caratterizzato la kermesse da pochissimo conclusasi.
Milo Manara, John Romita Jr., Nolan Bushnell e Yoshitaka Amano (di questi ultimi due vi parleremo nel dettaglio nei prossimi giorni), sono solo un piccolo esempio dei nomi con cui è stato possibile interagire in occasione della manifestazione toscana. Il vero colpo dell’evento, però, è stata la presenza di Tim Burton: il celeberrimo regista statunitense è stato ospite per presentare, in anteprima europea, la sua prossima opera, ovvero la serie Netflix Mercoledì, che debutterà ufficialmente il prossimo 23 Novembre.
Noi di Eurogamer non abbiamo potuto resistere alla tentazione di prendere parte alla conferenza stampa tenuta dall’autore di Edward Mani di Forbice e tantissimi altri successi, che all’interno della splendida cornice del Teatro del Giglio si è intrattenuto con il pubblico, sia per parlare del progetto in questione, che di alcuni aspetti della sua vita privata e lavorativa.
La Famiglia Addams sembra un progetto nato appositamente per sposarsi al modus operandi del regista; pertanto, è stato lecito chiedersi come sia arrivato a lavorare a Mercoledì e cosa dobbiamo aspettarci da questo sua nuova opera. In tal senso Burton ha spiegato di essere cresciuto guardando la serie televisiva, anche se ha confessato di essere partito dai fumetti originali, che ha sempre apprezzato molto e che lo hanno spinto a nutrire un forte interesse nei confronti di questa bizzarra famiglia.
Inutile sottolineare come Mercoledì sia risultato subito il suo personaggio preferito, complice la condivisione dello stesso punto di vista sul mondo, che lui stesso definisce in bianco e nero. Inoltre, dato che è sempre stata rappresentata come una bambina, era curioso di vedere come avrebbe potuto rapportarsi nei confronti della scuola, degli insegnanti, della sua famiglia e della terapia.
È da questi elementi che è nato il progetto, una storia basata su di una serie così amata ancora oggi, ad anni di distanza dal debutto, che il regista ha definito come la famiglia strana per antonomasia, elemento che ne rappresenta la forza universale. Anche perché nella realtà la maggior parte delle famiglie è composta da elementi di questo tipo. Ritiene che chiunque possa identificarsi e riconoscersi in loro: chi non ha un parente che, per certi versi, somiglia ad un Addams?
L’attenzione si è poi focalizzata sul cast della serie, composto da un gruppo di attori fantastici ma tra i quali è innegabile come sia Jenna Ortega la vera mattatrice, dato il modo in cui è riuscita a rendere concreta Mercoledì, spesso anche solo attraverso un semplice sguardo. Burton si è soffermato sul contribuito fornito dalla giovane attrice nel dare vita a questa versione del personaggio, così diversa da tutte le sue altre incarnazioni.
Proprio in relazione al suo essere un elemento fortemente iconico, il regista ha indicato come sia stato difficile individuare un’attrice che la potesse interpretare con successo, al punto da dichiarare che senza Jenna la serie non sarebbe mai esistita. Questo perché non era assolutamente facile trovare qualcuno in grado di incarnare la ragazza di casa Addams in una maniera così efficace. Sia i suoi occhi che il suo fortissimo carattere sono risultati imprescindibili per la resa dell’interpretazione, per questo in sua assenza realizzare la serie sarebbe risultato difficilissimo. Anche perché il suo lavoro è stato quello di trasmettere l’essenza di questo personaggio così in bianco e nero, che però qua e là fa trapelare qualche sfumatura del proprio lato umano, senza però tradire la sua unicità.
La chiacchierata si è poi spostata sulla realtà giovanile di Nevermore, molto ancorata al mondo dei social, un aspetto così lontano dal modo di essere di Mercoledì al punto che sembra quasi che il regista abbia tramesso, attraverso il personaggio, la propria visione del rapporto tra la sfera digitale ed il mondo reale.
Burton ha difatti confessato di avere paura di internet, perché tutte le volte che vi si avvicina per cercare qualcosa finisce con il ritrovarsi intrappolato in una sorta di buco nero, popolato da video strani di gatti particolari: sicuramente il loro obiettivo può essere quello di venire impiegati per fare del bene ma poi finiscono per sortire l’effetto contrario. Ed In questo senso si sente molto affine Mercoledì, al punto da condividerne in tutto e per tutto il suo punto di vista.
L’istituto, inoltre, rappresenta anche un altro elemento di contatto tra l’autore ed il personaggio interpretato da Jenna Ortega, che si trova ad interagire in una struttura per outsider, in cui finisce per sentirsi reietta tra i reietti. Una situazione analoga a quella vissuta in prima persona proprio da Burton nei confronti della scuola, dei genitori e delle altre persone, tutti motivi in grado di acuire senza riserve l’affetto che nutre nei confronti di Mercoledì.
Immancabile, vista la popolarità del personaggio, anche una digressione legata all’iconico Mano, di cui il regista ha svelato qualche piccolo aspetto relativo al processo di messa sullo schermo. Dato che parliamo di un personaggio assai particolare, il suo desiderio principale era quello di conferirgli una vita più ampia, una presenza più vissuta, ed è per questo motivo che Mano nella serie ha un aspetto più consumato rispetto all’iconografia classica. Trattandosi di una tipologia di character molto legata ai film horror classici, ha ritenuto interessante conferirgli una storia ed un passato un po’ particolare. Potremmo definirlo, parole sue, il Dustin Hoffman delle mani.
La chiacchierata è poi tornata sui binari del rapporto diretto con il personaggio di Mercoledì, andando ad analizzare il modo in cui è stata affrontata la rappresentazione di tematiche come la solitudine, la salute mentale e l’accettazione di se stessi. Si tratta di aspetti molto cari al regista, che capisce e conosce molto bene, avendo avuto problemi di salute mentale per metà della propria vita. Sono questi i motivi per cui ama in modo viscerale il personaggio, con cui si identifica in maniera marcata e che ritiene una vera fonte di ispirazione: lei è sempre molto chiara e diretta, dicendo ciò che pensa e prova. A volte questo modo di comportarsi mette lei e noi nei guai nei confronti degli altri, ma ha anche questa forza semplice e tranquilla nell’agire che trova davvero importante.
La serie è stata anche l’occasione per tornare a lavorare in coppia con due figure da anni legate ai progetti di Burton, ovvero il compositore Danny Elfman e la costumista, quattro volte premio Oscar, Colleen Atwood. Due collaborazioni che il regista ha definito benvenute e naturali, dato il rapporto di stima ed amicizia che lo lega alle due personalità in questione. Musica e costumi rappresentano due elementi importanti per la riuscita e la riconoscibilità del lavoro, con la prima che viene definita come un vero e proprio personaggio (ed Elfman trattato come se fosse un attore del cast), mentre al secondo aspetto spetta l’arduo compito di rendere diverso da tutti gli altri un character fondamentalmente monolook come quello di Mercoledì.
Il lavoro svolto in collaborazione con Netflix ha rappresentato la prima incursione dell’autore statunitense nel mondo delle serie TV, un ambiente definito sicuramente più rilassato, in quanto a ritmi lavorativi, rispetto alle classiche produzioni cinematografiche a cui è più vicino (e a cui naturalmente ritornerà in futuro). Si è trattato di un processo nuovo e stimolante, grazie anche alla collaborazione con altri registi, in quello che è stato un ideale ciclo dare/avere, in cui ciascuna delle forze in gioco ha ottenuto e trasmesso qualcosa agli altri. L’unico punto fermo è risultato essere il tono generale stabilito per la serie, basato in modo marcato sull’estetica dei fumetti originari, piuttosto che sull’immaginario horror/sci-fi tipicamente anni ’50 visto nella serie televisiva. Questo si è riflettuto principalmente sulla caratterizzazione visiva di quella coppia così male assortita composta da Morticia e Gomez.
L’ultima domanda posta a Burton, alla luce dell’evento in questione, non poteva che riguardare il suo rapporto con il mondo dei comics, visto anche il coinvolgimento importante avuto nella caratterizzazione cinematografica del personaggio di Batman. Inevitabili, dato questo peculiare trascorso lavorativo, le parole che hanno confermato l’amore per il medium, complice anche la passione per il disegno e l’arte figurativa in generale che accompagna il regista.
Che ha però confessato di aver sempre avuto qualche difficoltà, da ragazzino, nell’associare le varie didascalie alle differenti vignette: una piccola ed ulteriore curiosità prima di rimarcare il suo apprezzamento per tale forma espressiva, e la felicità e l’onore per essere stato invitato a presenziare a questa importante manifestazione.
Terminata la chiacchierata, dopo i saluti di rito, è partito un prevedibile e lunghissimo applauso, culminato con la doverosa standing ovation tributata ad uno degli autori sicuramente più importanti e riconoscibili del panorama cinematografico mondiale. Ed in attesa di vedere in azione il suo nuovo lavoro che, vi ricordiamo, sarà disponibile in esclusiva su Netflix a partire dal prossimo 23 Novembre, non possiamo che congratularci con Lucca Comics and Games 2022 per aver fornito a tutti i fan di Tim Burton l’occasione di conoscere più da vicino uno dei maggiori pesi massimi della settima arte.